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Vita Eucaristica: stili di vita del prete.

Il sacerdote è colui che ha imparato nella sua vita a dire grazie ed insegna a ringraziare: “In ogni cosa rendete grazie”. Lo fa soprattutto nell’Eucarestia.
Presiedere l’Eucarestia è presiedere il ringraziamento, è essere maestri di ringraziamento sia nella gioia e sia nel dolore.
Se ci si ferma alla superficialità delle cose, se si mantiene un punto di osservazione che non è sintonizzato con lo spirito ed il cuore di Cristo, si cade fatalmente prigionieri di un metro di misura delle cose e delle vicende vincolato alla pura apparenza.

Chi invece si allena ad assumere lo Spirito ed il cuore di Gesù, si immerge nelle vicende alterne della vita con uno sguardo che intuisce l’armonia nascosta delle cose, l’armonia del disegno di Dio: e questa intuizione sostiene la costanza e la pazienza, è questa la fonte di gioia che fa dire grazie anche nel sacrificio.

E’ quanto avviene nell’Eucarestia.


Non celebra per questo ogni giorno la messa il prete? Non vive per questo ogni giorno di Eucarestia la Chiesa?


E’ questo che deve prevalere nella vita del prete al posto della indifferenza, della suscettibilità, della rinuncia.
L’ordinazione del prete costituisce la nascita, mai senza fatica e travaglio, dell’uomo nuovo capace di percepire la sinfonia nascosta della gloria di Dio, che si manifesta in Gesù.
Il prete è un dono prezioso, fonte di altre grazie e di altri doni nella Chiesa la cui presenza arricchisce i cristiani, li rende coscienti dei doni ricevuti e li sprona a vivere nella gratuità. Il prete educa a questa
coscienza e fa della sua vita un modello di gratuità, si fa servo più con la vita che con le parole; dona con gioia: per questo Dio lo ama.

Cristo ama l’apostolo, ama il prete, perché c’è una sintonia forte con lui per via della stessa logica, quella del dono: Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per tutti noi.
Il dono, la gratuità, l’amore, la gioia esprimono il movimento della vita di Cristo e del suo apostolo.
Dare gratuitamente e dire grazie, perché si vive di grazia, della stessa vita di Gesù.
La Chiesa ha bisogno di questa vocazione, non solo per presiedere l’Eucarestia, ma per animare la gratitudine, inspirare la gratuità nella vita, proclamare instancabilmente la grazia.

Per chi si sta preparando a diventare prete è una iniezione di generosità nell’affrontare il cammino di formazione, per chi è già prete è il momento che fa pensare alla responsabilità che comporta il
dono di se, è gioia di accogliere una nuova carica di generosità e nuove energie di collaborazione.
Per tutti i cristiani è esortazione ad irrobustire la capacità di sacrificio, la capacità di ringraziamento e la capacità di collaborazione, unite nella fedeltà di una risposta quotidiana alla propria vocazione.

Nelle fragili mani degli a postoli di oggi e di sempre, Cristo ha messo se stesso, perché in una vita eucaristica il mondo accolga la luce che da lui promana e riconosca la sinfonia della sua musica.